Attorno al 1890 la selvaggia bellezza della zona attirò l’attenzione di una figura notevole, Oscar Tobler, solito a percorrere il Tirreno sul suo panfilo partendo dalla base livornese. Di famiglia svizzera trasferita a Livorno già nel 1772, Tobler fu – tra Livorno e Pisa - imprenditore in più settori. La sua passione, però, fu sempre l’agricoltura, vista in una dimensione tra economico/razionale e umanistico/sociale.
Tra 1889 e il 1906 egli acquistò quattro proprietà sull’isola. La Tenuta di Capo Calamita (oggi Tenuta delle Ripalte) fu l’investimento più imponente e più rischioso, essendo la più isolata (vi si accedeva solo con sentieri o dal mare, perché l’attuale strada d’accesso fu realizzata solo nel 1925, per uso delle miniere) e quasi priva d’una popolazione residente, solo con la presenza di lavoratori stagionali che venivano da Capoliveri.
Essa fu anche la più “mirata” agronomicamente, perché finalizzata quasi solo alla produzione di vino (le memorie paesane parlano di più di tremila barili annui attorno al 1910), venduto a commercianti genovesi che lo caricavano su velieri che attraccavano alle spiagge lungo la costa.
La fortuna economica di Tobler diminuì al termine del primo conflitto mondiale; tra le due guerre mondiali egli la vendette a una figura di rilievo dell’Industria italiana, Umberto Quintavalle (per decenni vicepresidente e direttore generale della Magneti Marelli), che però ridusse la produzione vinicola, trasformandola in uno splendido “buen retiro” per sé, la famiglia e gli amici.
Iniziò allora la consuetudine di grandi battute di caccia settembrine (la tenuta era ed è ricca di lepri, fagiani, pernici), cui intervenivano numerosi esponenti del mondo imprenditoriale e delle professioni. Questo continuò anche dopo il passaggio della tenuta alla figlia Luisa, sposata al marchese Niccolò Theodoli. Nel frattempo l’economia dell’Elba, e in particolare di Capoliveri, da agricola e mineraria, si trasformò in turistica, e in questa evoluzione si è inserita la gestione attuale della Tenuta.
Oggi, con l’integrazione tra produzione di vino e ospitalità, si ritorna allo spirito originario di Oscar Tobler.